Cari amici mi sono preso quattro mesi sabbatici perché ritengo che si possa e debba scrivere quando si ha qualcosa che meriti . Ammetto inoltre che dividersi , discutere , su temi come il referendum e per interposta persona su Renzi non mi attrae e non interessa.
Ultimamente ho portato ad esempio la Spagna che , in preda ad una crisi politico-istituzionale di grave entità , é riuscita, grazie a partiti politici responsabili ed intelligenti, a mettere da parte le animosità e formare un governo. Da noi al contrario ci dividiamo ad arte su tutto. Non ricordando , non sapendo che la concentrazione del potere economico e politico é tra le più alte della UE e che la comunicazione , i media, sono appannaggio di sei gruppi familiari industriali. Quanto ai social media non dobbiamo dimenticare il loro funzionamento ed il potere di aggregazione con cui operano.
Citavo giorni fa il decalogo di Noam Chomsky. Ecco dovrebbe essere metabolizzato da ogni cittadino- elettore.
Attraversiamo ormai da oltre 10 anni un lento e progressivo declino.
Il ruolo di pedagogia democratica che ha pervaso l’opera dei padri costituenti che teorizzavano una continua evoluzione del sentimento democratico attraverso una maggiore istruzione e civismo del popolo é stato dimenticato.
Questo declino costante sembra non arrestarsi. Ha origine con la fine dei partiti . Partiti in senso tradizionale come quelli operanti nella prima Repubblica. Con l’avvento di Berlusconi , di F. I. lentamente si é interrotto il rapporto territorio / partito/organizzazione . Con quest’ultimo é scomparso il voto di preferenza che, da una parte era il legame che univa il cittadino elettore al candidato parlamentare e dall’altra ha dato spazio a fenomeni di familismo, tribalismo e mafia.
Questi due trends hanno dato vita a partiti/ movimenti padronali , unico esempio in Europa. Ecco che si é incorsi in quel fenomeno della “politica politichese”. La politica che si sostanzia da sola , che si autoalimenta con processi di comunicazione interamente artificiosi, che invece di generare dal basso della piramide sociale , vengono costruiti ed assemblati dall’alto per generare reazioni e risposte di sostegno. Certo non un fenomeno di cui andar fieri , partiti/ movimenti dove il Padrone determina un livello di democrazia interna da terzo mondo.
Ridicolo leggere , ascoltare, atteggiamenti anti casta, anti sistema , anti poteri forti quando si usano gli stessi strumenti all’interno delle proprie formazioni e dove i criteri di comportamento e di etica sono scritti sull’acqua.
Questo è il populismo. Un populismo che sta rapidamente crescendo ed affermandosi in tutta Europa e nel mondo occidentale. Ultimo fragoroso , incredibile evento la designazione di Trump a presidente eletto. Il Tycoon, il miliardario figlio di papà , che diviene l’eletto degli Wasp , della classe media bianca in preda al delirio della perdita di status economico e della classe afro-americana che, dalla miseria socio-economica ritiene di poter essere salvata dal demagogo eliminando 11 milioni d’immigranti illegali ! (sic) vissuti e intesi come competitori.
Il verbo, la strategia di questo populismo ,risiedono in un concetto che noi conosciamo bene, praticandolo da oltre due millenni : Divide et Impera ! A livello geo politico la strategia per l’Europa del “nuovo” Trump sarà quella di sfruttare al massimo le vecchie divisioni tra gli Stati europei, sapendo bene quanto queste siano ancora presenti.
Veniamo adesso all’aspetto della rappresentanza in termini domestici , nazionali. Contrariamente all’idea ampiamente diffusa , il turn-over del nostro Parlamento è superiore a quella degli altri parlamenti europei. Di fatto il rinnovamento dei parlamentari di legislatura in legislatura avviene .
Ma il sistema che regola il sistema di selezione é inceppato . Ecco dobbiamo comprendere che in luogo delle preferenze si é introdotto il sistema della cooptazione. Le segreterie , i padroni , dirigono il flusso premiando i personaggi più disponibili , gli interessi più vicini . E sono proprio essi a praticare la cooptazione nel peggiore dei modi. Si scelgono quindi in relazione ai territori di provenienza i supporters più influenti nella raccolta dei flussi di voto : gruppi industriali, banche ,organizzazioni collaterali. Si giunge in tal modo ad una rappresentanza formale.
La catena di trasmissione della volontà popolare é interrotta. La dicotomia tra volontà popolare , interesse comune e rappresentanza politica si é ampliata . Il voto é canalizzato dalle segreterie dei partiti e movimenti , dal padrone, dai gruppi di riferimento delle lobbies, dal sistema . Altro che selezione alla base . Solo vassalli , salvo eccezioni , che rappresentano gli interessi dei gruppi economici di riferimento. Ecco la sostanza dello status quo !
Ed allora voi direte che fare? La democrazia diretta di riferimento classico , quella di Pericle, vedeva appena l’8% della popolazione discutere e decidere della politica . La democrazia deve essere prima di tutto sostanziale , non formale.
La Costituzione é il prodotto di un insieme di valori. E’ anche il metodo a cui si rifà il funzionamento delle Istituzioni.
La prima parte é inalienabile, pena la visione stessa della società e dei diritti individuali e soggettivi che la compongono. La seconda attiene al suo funzionamento. Non credo si sia fatto granché per migliorare il funzionamento delle Istituzioni da 50 anni. Lo stesso ruolo delle Regioni , il loro peso economico, gli sprechi , i dualismi , la continua conflittualità Stato /Regioni , ha prodotto enormi sprechi di tempo e denaro senza alcun miglioramento dei servizi rivolti ai cittadini.
Personalmente, come ho reiterato più volte su FB , ritengo che ridurre l’apparato a 4 macro regioni, con ampie devoluzioni in ambito periferico , ma salvaguardando l’indirizzo generale che deve essere dello Stato , sarebbe migliorativo. Tengo inoltre a precisare che la mia speranza é una maggiore integrazione europea che possa condurci ad una fiscalizzazione e tassazione unica, una difesa ed una politica estera comune , dove i nazionalismi, periodo storico tramontato , non siano più d’impaccio all’evoluzione e progresso che tutti noi meritiamo. In un periodo di globalizzazione galoppante occorre porsi al riparo.
Non con stupidi muri , ma mettendo assieme le risorse comuni. Non competendo tra noi , ma con il resto del mondo. Per una determinazione dell’identità europea. E per tornare al tema della rappresentanza , occorre riprendere il filo del territorio, non del web!
Combattere la disoccupazione giovanile con politiche di recupero della digitalizzazione. Con investimenti mirati nel campo dell’istruzione secondaria e universitaria . Attraverso periodi di internship presso aziende ed amministrazioni statali. Solo attraverso politiche di partecipazione inclusive si può evitare i fenomeni ,oggi in espansione ,tra i giovani che non studiano e non lavorano. La crisi della rappresentanza che oggi genera rifiuto , distacco, disinteresse , o peggio, dalla politica , può essere combattuta cambiando alla radice la selezione della classe politica.
Modificandone alla base caratteristiche metodi e procedure di selezione.
Almeno 10 anni di esperienza professionale , limite di accesso alla politica su scala nazionale a 35 anni, voto di preferenza al candidato , sistema a doppio turno di collegio, obbligo di presenza dell’eletto nel collegio di elezione due gg al mese, pubblicazione delle motivazioni di voto dell’eletto sulle leggi di maggiore importanza ed eventuale discussione con gli elettori. Queste e molte altre condizioni possono accrescere la capacità di relazione tra eletto e rappresentanti e riprodurre un percorso di comunicazione a doppio senso in grado di migliorare il rapporto ed implementare la democrazia .
Buona vita