Nel mio penultimo post definivo il contesto libico , un disastro annunciato. Purtroppo lo era, e niente e`stato fatto per arginare l’anarchia e la guerra civile che hanno fatto seguito allo stolido e sterile intervento franco britannico che ha di fatto schiuso il vaso di Pandora. Era prevedibile che in assenza di una struttura istituzionale, della mancanza di un’ apparato di sicurezza interno ed esterno , in presenza di una societa’ profondamente divisa e tribale si giungesse ad una disgregazione del tessuto socio/economico. A questi fattori endogeni si e` poi aggiunto il fattore esogeno rappresentato dal Daesch , o se preferite Stato islamico.
Gia’ nel post precedente menzionavo l’espansione in Libia delle fazioni jihadiste ed in particolare delle milizie di Al Baghdadi che, dall’est del paese stanno procedendo verso ovest senza incontrare alcuna resistenza. Da Derna, dichiarata in Novembre emirato islamico, oggi giuridicamente sotto la sharia, imposta con la forza, le milizie hanno oggi occupato parzialmente Sirte. La situazione e’ sempre piu’ complessa.
Sirte , citta’ natale di Gheddafi, e’ divenuta dopo la sua morte un feudo di gruppi radicali di Ansar Echaria . Ad essi si aggiungono milizie di Fayr Libya , la formazione che controlla Misurata. Queste due formazioni sono oggi invitate a farsi da parte e cedere il controllo territoriale alle truppe dello Stato Islamico. L’importanza di Sirte e’ dovuta al Golfo ed ai terminali petroliferi off shore che sono collegati ai pozzi petroliferi situati all’interno. Sirte si trova a 500 km da Tripoli e, dalla radio locale che gli islamisti hanno occupato, oltre ai versetti coranici ed i discorsi di Al Baghdadi e del suo portavoce Mohamed Al Adnani , i miliziani hanno lanciato la prossima sfida, la conquista di Misurata! La popolazione assiste inerme ed indifesa temendo che tutto il territorio venga sottoposto , come a Derna, al califfato islamico!
Contrariamente a quanto si ritiene in Occidente , il principale obiettivo del Daesch , o Isis, non e’ il terrorismo, né la destabilizzazione dell’Europa, dell’Occidente , ma la creazione di un Califfato islamico quale quello esistente nel VI secolo. Il sogno di questi jihadisti , di questi poveri giovani ignoranti, analfabeti e indottrinati contadini , e’ il ritorno al medioevo in pieno XXI secolo. Tutti i loro riferimenti sono legati alla visione coranica arcaica , alla sharia cosi’ come era vissuta e praticata nel VI secolo. Niente a che vedere con la religione e fede musulmana praticata oggi , come risulta dalla fatwa emessa contro questa interpretazione antistorica dal gran mufti dell’Universita’ del Cairo.
La disastrosa disattenzione nei confronti del conflitto siriano, del disgregarsi dell’ Iraq , degli interessi incofessabili dei Paesi del Golfo, delle mire espansionistiche della Turchia, hanno creato un mix ideale per l’ estensione del Daesch e del ruolo politico giuocato da Al Baghdadi . La loro influenza si estende oggi su un’area grande quanto la Francia. Un territorio in gran parte desertico dove i pozzi di petrolio sono l’unica cosa acquisibile. E che sono stati occupati per ricavare parte delle risorse finanziarie su cui contano i jihadisti..
Si e’ sciaguratamente lasciato fare , sottovalutando gli interessi di alcuni Stati nel creare caos ed espandere le loro zone d’influenza. Poche ore fa i miliziani islamici hanno fatto saltare una delle maggiori pipeline libiche che collega i pozzi alle piattaforme off shore. Il NOC , National Oil Group , l’ente di Stato petrolifero , ha dichiarato la chiusura quasi totale dei pozzi a tempo indeterminato.
Siamo cosi’ giunti al collasso del sistema . I due governi, i due eserciti , le due banche nazionali sono al fine corsa. La mediazione , sotto l’egida ONU, tra le parti in causa che si teneva a Ginevra e’ fallita , nonostante gli sforzi diplomatici italiani per la risoluzione della controversia . Il governo di Tobruk non ha la forza necessaria ad arrestare l’avanzata delle milizie che possono contare sulla violenza ed il terrore . Due moschee sufi sono state distrutte ed incendiate e cio’ dimostra il totalitarismo assoluto del fondamentalismo praticato anche nei confronti di fratelli musulmani correligionari. Ecco che siamo giunti ad un bivio! Si tratta solo di decidere come intervenire. …..
Perché l’intervento e’ divenuto ineluttabile ed incontrovertibile!
E’ il come , con chi e con quali obiettivi impostare l’ intervento. Occorre una strategia ben definita nei tempi, nei modi e con obiettivi e priorita’ certe. Gentiloni e’ gia’ definito il crociato dagli islamisti. Ed ha dichiarato che un intervento sul territorio libico sotto l’egida dell’ONU e’ nell’ordine delle cose. Questione di settimane. L’Italia ha forti interessi strategici nazionali in gioco in Libia. Ha subito l’intervento anglo/francese, diretto contro i propri interessi.
Ha rifiutato di prendere in mano la situazione su richiesta degli USA pochi mesi fa. Gode nel paese di un’accettabile stima ed a livello internazionale storicamente siamo il paese di riferimento in quanto ex amministratore coloniale. Ma soprattutto abbiamo legami indissolubili con buona parte delle tribu’ che davvero contano in Libia. E su questo capitale di relazioni dobbiamo investire per rendere l’intervento amichevole ed in supporto della pace!
Abbiamo oggi il dovere d’intervenire non solo per salvaguardare il 25% dell’import petrolifero ed il 30% del gas , ma anche per salvare dalla carneficina i nostri amici libici. A mio avviso la questione deve coinvolgere i paesi del Maghreb. Piu’ che un intervento ONU, dovrebbe essere un’ intervento in collaborazione con i paesi limitrofi.
In primo luogo con l’Egitto di Al Sissi che, oltre a lottare sui propri confini con il Daesch, puo’ sigillare e chiudere ad est in una morsa le milizie presenti nei campi di addestramento di Derna . Con la collaborazione della Tunisia che oggi rischia di divenire il prossimo obiettivo del Daesch ,il cui confine si trova a 200 km da Tripoli. Le sue frontiere sono chiuse , ma quasi un milione di libici vivono in Tunisia e la complessita’ della situazione interna potrebbe creare ulteriori conseguenze politiche. Marocco ed Algeria si confrontano entrambi con il problema jihadista e potrebbero essere coinvolti in un’ intervento che e’ teso a ristabilire la sicurezza e la pace in tutta l’area del Nord Africa.
Per non parlare di altri Stati come la Giordania, profondamente colpita dal Daesch recentemente. Ecco, occorre porre in essere un intervento che coinvolga i paesi musulmani . Una tale alleanza di intenti risulterebbe oltre che politicamente rilevante , anche un’occasione per rendere l’area sud del Mediterraneo un polo di aggregazione d’interessi e di cooperazione . Insomma un nuovo modo per instaurare relazioni di mutuo soccorso ed aiuto. Ma soprattutto mettere in evidenza la dicotomia enorme tra religione musulmana ed indottrinamento jihadista.
Gli interessi geo politici e geo strategici sono e devono restare europei ! Prevalentemente in capo ai paesi mediterranei, storicamente coinvolti come Italia in primis , Francia, Spagna. Una sorta di test , di prova in vitro di una Comunita’ di Difesa Europea in collaborazione con i paesi della zona Sud del Mediterraneo. Una politica improntata al concetto originario di Mare Nostrum , non con aspetti neo coloniali , ma con intenti di cooperazione e sviluppo comuni.
Comprendo che una tale visione strategica nel breve termine si scontri con gli interessi di alcuni Stati del Golfo che hanno finanziato la Jihad, ma gli arabi comprendono bene la fragilita’ politica delle loro teocrazie, la consunzione delle risorse energetiche che dal 2050 subiranno ribassi notevoli. L’Europa e’ oggi il principale consumatore del petrolio medio orientale e se il prezzo del petrolio oggi e’ sceso , e’ perche’con il fracking rischiava di perdere, oltre quello americano , il mercato europeo.
Ed allora con un prezzo inferiore ai $60 al barile, i costi estrattivi del sistema concorrente sono messi fuori mercato! Cio’ detto i temi per una negoziazione e mediazione sono presenti. Non resta che mettere assieme una forza di intervento rapido multinazionale, multiculturale ed interreligiosa . In fondo con i sistemi elettronici e di offesa presenti , un’armata Brancaleone di 50 mila miliziani del Daesch ,per lo piu’ inesperti e mal armati non credo sia un problema. Colpire Mosul , la testa del Daesch, neanche. Si tratta di far leva sulle popolazioni per far comprendere che l’intervento non e’ certo contro di loro , ma contro questi mestatori ignoranti ed indottrinati che vogliono riportarli a vivere nel medioevo prossimo venturo.
Buona vita a tutti, Inch’ Allah!
Tutto ampiamente previsto, al solo leggere dei giornali, figuriamoci per chi ha la possibiità di accedere ad informazioni più approfondite e tempestive ! I nostri governanti hanno a disposizione tutto il necessario per “PREVEDERE” con precisione; ma avere a disposizione i dati evidentemente non basta, bisogna saperli leggere ed interpretare… come le statistiche.
Governare non è solo farsi vedere in passerella ai convegni, bisogna decidere e avere quella STRATEGIA che manca completamente. Fosse una una strategia a lungo termine potrei capire la difficoltà, avendo governi sempre ballerini, ma almeno una strategia di breve sarebbe già qualcosa ! Caporetto insegna: i generali pontificavano e il nemico era già dentro ! E poi sacrifici immani per recuperare ciò che era prevedibile con un minimo di … STRATEGIA.
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